Se pensi di essere così disilluso, furbo e sveglio da riconoscere subito una “notizia falsa” quando scorri il tuo Facebook, non puoi comunque pensare di non subire danni dal fenomeno delle fake news che, persino nella patria della diffidenza, è diventato un fenomeno da conoscere con attenzione.

Come spesso accade, nulla di nuovo è stato inventato. Molto tempo fa, la lobby del tabacco aveva scoperto il potere magico della diffusione della “ignoranza scientifica”, producendo notizie su ricerche documentate che comprovavano che fumo e cancro non c’entravano assolutamente nulla. Ci sentiamo ancora di credere a questo? Eppure tanti di noi perseverano in questa pratica anteponendo altri suoi “vantaggi” a questo “rischio”.

Centinaia di studiosi di comunicazione web hanno segnalato l’elevata incidenza delle fake news su grandi vittorie elettorali come quella di Trump e della Brexit.

Lo stesso Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha dapprima spiegato che solo l’1% delle notizie sul suo social sia ascrivibile all’insieme delle fake news ( già questa ne sembrerebbe un ennesimo esempio), salvo poi fare marcia indietro e ammettere la gravità del problema.

Oltre a bontemponi, comici e alla satira più o meno da strapazzo, ci sono agenzie e “laboratori” sparsi per il mondo, che confezionano notizie “verosimili” e le iniettano nel web, sicuri che i vari algoritmi che regolano il funzionamento delle rete, li rilancino e permettano la loro diffusione proprio come un virus.

Quello che io non mi spiego è come questo possa essere accaduto in Italia, la patria per antonomasia della diffidenza pura.

Per milioni di ragioni storiche e culturali, è radicato nel nostro modo di pensare una certa disillusione, un’oculata tendenza a scovare sempre l’inghippo, a non farci mai fregare.

Per questo fare marketing o, in generale, comunicazione d’impresa in questo Paese, con consumatori così diffidenti e sfiduciati, è come scalare il Monte Bianco con un paio di mocassini.

Perché allora le fake news sono diventate un vero e proprio fenomeno?

Perché producono storie, che il più delle volte iniziano con una notevole leva sulla curiosità. Le storie erano e rimarranno il modo in cui rappresentiamo la realtà, anche quella che non esiste. Quando leggiamo una storia, qualsiasi essa sia, la scomponiamo sempre in schemi mentali ben precisi: troviamo il protagonista, l’antagonista, l’aiutante, l’oggetto perduto/la persona perduta, il lieto o il triste finale. Prova a pensarci: ogni narrazione, con un po’ di sforzo, può essere ridotta così, ai minimi termini.

In questo modo, anche i contenuti comunicativi falsi si diffondono e popolano i nostri dispositivi connessi con il mondo, da cui proprio non riusciamo a staccarci.

Questo che cosa causa?

Diffidenza. Ancora più diffidenza, e sfiducia verso qualsiasi tipo di comunicazione.

Cercheremo sempre di più la sicurezza, dove l’abbiamo sempre trovata, perdendo qualsiasi tipo di entusiasmo verso la novità e l’alternativa.

Nella comunicazione commerciale questo è un dramma.

Negli Stati Uniti basta consegnare un “buono prova” o elaborare una ”promozione” per riuscire ALMENO a far testare il proprio prodotto al target.

In Italia, nonostante crediamo con molta facilità alle scie chimiche e alla discendenza aliena di Cristiano Malgioglio, quando si tratta di acquistare un bene o un servizio, non ci scalfisce neanche una campagna marketing potente come una sega elettrica.

Tutto ciò si traduce nel grande paradosso di chi, come lo staff CDQ FORMAZIONE di cui faccio parte, ogni giorno, mette in relazione i cittadini con le migliaia di opportunità derivanti da bandi pubblici e privati, che soprattutto a causa della diffidenza, rimangono opportunità perse. Treni che passano, si fermano alla nostra stazione, rimangono il tempo necessario a far salire chi riesce a capire che è inutile rimanere lì fermo in stazione, e ripartono, lasciando invece un sacco di viaggiatori con la loro valigia piena di diffidenza.

L’opportunità di formarsi gratuitamente per entrare nel mondo del lavoro, tirocini finanziati dalla Regione, formazione aziendale GRATUITA e migliaia di altre campanelli, suonano, ancora, all’orecchio di pochi.

Personalmente non so fino a quando saranno sempre in pochi a cogliere opportunità che POTENZIALMENTE sono rivolte a tutti.

Probabilmente, anche solo capire l’importanza di un’opportunità, è un criterio di selezione tra chi la merita e chi no.

Noi continueremo, su questo blog, a rendere visibile l’invisibile, sottoponendoti tutti i bandi che mettono a disposizione risorse economiche per la formazione professionale e il lavoro.

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Altro che le scie chimiche.

Stefano – Area Progettazione