Oggi voglio buttarla sul romantico e ti parlerò un po’ del rapporto genitori-figli, soprattutto in ambito aziendale.

Sì lo so, ti si sta aprendo un mondo davanti agli occhi. Magari, stai anche pensando all’ultima discussione che hai avuto con loro, pochi minuti fa, perché proprio non vogliono saperne di fare ciò che suggerisci “per il loro bene”.

Già, ma qual è il vero bene per i figli? Siamo proprio certi di sapere tutto?

Mettiti comodo, caro imprenditore, perché so già di aver toccato un nervo scoperto.

Fallo, non tanto per ciò che stai per leggere, quanto per le riflessioni che mi auguro scaturiscano nella tua mente.

Oggi voglio farti pensare alla famiglia.

Sì perché, molto probabilmente, la tua è solo una delle quasi 800 Mila imprese italiane a gestione familiare, dove a decidere sei tu, magari tuo fratello o sorella, forse ancora tuo padre e, nodo cruciale, anche la tua prole.

Hai capito bene. Non sei solo, ma in ottima compagnia.

La stragrande maggioranza delle aziende italiane sono condotte da componenti della stessa famiglia, di cui, sempre la maggior parte, hanno sede nel Sud Italia.

Beh, è cosa risaputa che il valore della famiglia in quel del meridione si difende ancora molto bene.

Assodato questo, la mia domanda è: come la vivi? Come ti senti a condividere i tuoi spazi decisionali con chi è venuto prima e, soprattutto, con chi verrà dopo di te?

Ti vedo, stai alzando gli occhi al cielo, magari ripensando proprio alla discussione con i tuoi figli di cui sopra.

A volte ci si sente stretti, lo so, non è facile, anzi, spesso non va proprio. Ma tranquillo è un sentimento abbastanza diffuso.

La cosa che bisogna chiedersi è: perché, se i rapporti familiari, inclusi i passaggi del testimone, dovrebbero essere la cosa più naturale del mondo?

Perché c’è una componente troppo personale spesso difficile da gestire. Di più, è una delle cause principali per cui le possibilità di sopravvivenza di un’azienda familiare, con il subentro della seconda generazione, si riducono al 20%.

Proverò a sviscerarne le ragioni che, dopo un’ampia ricerca, credo di poter sintetizzare come segue.

RIGIDITÀ

Un modello imprenditoriale e familiare troppo ingessato non prenderà in considerazione, neanche lontanamente, l’ipotesi che i più giovani possono seguire una strada diversa da quella già tracciata dal capofamiglia.

Diventa quasi scontato che debbano prendere in mano le redini dell’impresa messa su con tanta fatica.

In questo modo, però, verrà completamente deviata la valutazione comportamentale del giovane subentrante, senza capire se è naturalmente predisposto e vocato a tale ruolo.

MOTIVAZIONE

Ricollegandomi direttamente al punto precedente, un giovane imprenditore può sviluppare nel tempo una demotivazione a condurre l’attività ereditata, perché evidentemente non corrisponde alle sue più intime aspirazioni.

Molto meglio che gli eventi seguano il loro corso e, soprattutto, i figli la loro strada.

EQUILIBRI IRRISOLTI

E qui mi riferisco sia alla sfera personale che professionale. Frasi come “sei sempre il solito“, “te l’ho sempre detto“, “non mi ascolti mai” e così via, sono all’ordine del giorno nei rapporti genitori-figli.

Suonerebbe anomalo il contrario.

Ma il punto è che, se non ci si siede a tavolino e si impara a fare un passo indietro nelle proprie convinzioni e un passo avanti verso l’altro, questo è destinato a diventare un circolo vizioso ed essere la causa di tutti i mali.

INCOMUNICABILITÀ

E c’è poco da spiegare se il nostro ego è talmente grande da non essere per nulla in grado di ascoltare, peggio, da inibire la propositività di chi ci sta di fronte.

CONFLITTO GENERAZIONALE

Sì, comprendo, vuol dire tutto e non vuol dire nulla.

Ma con questo mi riferisco all’eterno dilemma “meglio polso fermo, saggezza e autorevolezza o freschezza, nuove idee e innovazione?“.

Ecco continua a pensarci, soprattutto alla luce del fatto che il maggior successo imprenditoriale è ottenuto da una leadership giovane.

TEMPI SBAGLIATI

Sia troppo lunghi che troppo ridotti.

Portare un giovane a ruoli dirigenziali precocemente, senza averlo sottoposto alla famosa “gavetta”, può indurlo a non comprendere a fondo i meccanismi di funzionamento dell’azienda e del mercato di riferimento e, più di tutto, a non sviluppare il rispetto verso il lavoro degli altri.

Viceversa, costringerlo fra le schiere operaie per tempi eccessivamente dilatati può sviluppare in lui un forte senso di frustrazione e inadeguatezza, oltre che demotivarlo pesantemente.

ASSENZA DI PIANIFICAZIONE

Esatto, anche il passaggio generazionale, come ogni buon piano aziendale che abbia successo, va pianificato con il giusto anticipo.

Anzi, è lo step che, più di altri, va predisposto con una visione molto a lungo termine.

Sì perché nessun figlio nasce imparato.

Il suo ingresso in azienda, fosse anche per capire se ha la stoffa del leader, va pianificato forse dalla sua nascita. Specie se è sogno dei genitori introdurlo al lavoro di famiglia, va cresciuto, guidato e formato per tempo.

FORMAZIONE INADEGUATA

Eccolo il nodo cruciale.

In una fase così delicata della storia di un’impresa, come il passaggio generazionale, non si può prescindere da una formazione costante di chi è destinato a prendere il comando.

E con questa non mi sto riferendo solo alla formazione obbligatoria o fisiologica nella vita dei figli, che è importante seguano all’esterno del contesto aziendale.

Dall’università al master, fino alle prime esperienze lavorative, è bene che i giovani imprenditori imparino il mestiere soprattutto fuori, lontano dal contesto in cui sono cresciuti, perché sviluppino l’arte del confronto costruttivo e della crescita dal basso.

Dopo, però, una volta introdotti e presentati in azienda, è importante inserirli in tutti quei piani formativi già previsti per i dipendenti, ad ogni livello e in ogni divisione.

È giunto per loro il momento di comprendere come funziona questa macchina che si chiama impresa di famiglia.

Ma quanto mi costano ‘sti figli?” potresti obiettarmi. Li faccio formare fuori, dentro, tutto a spese mie, e loro quando iniziano a mantenersi da soli?

Beh, posso darti ragione se ci riferiamo alla formazione “esterna” e posso continuare a darti ragione se interrompi qui la tua lettura e ti perdi la notizia bomba: in Puglia, la formazione rivolta agli impiegati interni all’azienda è gratuita, inclusa quella per i tuoi figli.

Ti presento, ancora una volta, i PIANI FORMATIVI AZIENDALI.

Si tratta di un bando emanato dalla Regione Puglia nel 2016 e ancora attivo fino a esaurimento risorse, che ha l’obiettivo di supportarti nell’incremento competitivo della tua azienda.

E noi sappiamo bene quanto competitiva possa essere un’azienda condotta da un giovane imprenditore, grazie alle sue freschezza ed energia.

Allora perché non guidarlo verso il successo, che poi sarebbe anche un tuo successo?

Lo sappiamo entrambi che ne vale la pena, soprattutto se a costo zero.

Ecco allora che te ne parlo meglio.

Attraverso i Piani Formativi Aziendali potrai, di fatto, far seguire ai tuoi dipendenti percorsi mirati al rafforzamento delle diverse competenze o farne apprendere di nuove.

Sì perché il finanziamento copre le spese di formazione sia per te che per tutti coloro che sono impiegati nella tua unità operativa in Puglia.

Di più, se non hai un sufficiente numero di dipendenti da formare (minimo 5) puoi anche immaginare di pianificare un percorso con altre imprese, così da accedere al finanziamento e non perdere l’occasione di confrontarti e intessere relazioni fruttuose con realtà complementari alla tua.

Tutto questo sempre senza nessun costo.

Il bando infatti prevede che il 70% della spesa venga coperta dal finanziamento a fondo perduto e l’altro 30% dal costo orario dei dipendenti che verranno formati.

Tieni bene a mente però che le risorse non sono infinite. I 10.000.000 di Euro messi a disposizione su questa azione potrebbero terminare molto presto, soprattutto se, come te, molti altri imprenditori hanno l’esigenza di formarsi e formare i propri subordinati.

Tranquillo però, anche in questo caso non sei solo.

Oltre ad averti dato un’infarinatura e parecchi spunti su come sfruttare questa imperdibile opportunità, noi della CDQ possiamo darti una mano a progettare e implementare i tuoi piani.

Il bando prevede, infatti, la possibilità di pianificare i percorsi formativi insieme a soggetti inseriti nell’Elenco Regionale degli Organismi accreditati ex art 25 L.R. n. 15/2002, come noi, a cui poter affidare l’incarico di realizzare il piano mediante la costituzione di un RTS/RTI.

Ecco dopo tutto quello che ti ho detto, io, al posto tuo, non perderei altro tempo a riflettere.

Fai un passo verso la buona volontà dei tuoi figli e lascia qui i tuoi contatti, così che possiamo richiamarti e spiegarti tutti i dettagli dei Piani Formativi Aziendali per accompagnarli al successo.

Sarebbe bello condividere insieme questo passaggio importante della vostra vita.

Te l’avevo detto, oggi mi sento molto romantica.

Ora, però, tocca a te dimostrare alla tua famiglia quanto tieni a loro.

Sara Pellegrino – Direttrice CDQ FORMAZIONE